mercoledì 9 maggio 2007

5 libri "significativi"

Qualche settimana fa, sono stata “gentilmente” nominata da ben due amici blogger per elencare 5 libri che siano stati particolarmente significativi per me…

Mi appresto a stilare il mio elenco, anche se la nomination da parte di Diego sembrava più una vendetta che una curiosità… non resisteva all’idea di rendermi indietro una catena… (scherzo, lo sai!!! :-D)

E forse anche il neo_scapigliato era mosso dallo stesso istinto… o moriva dalla voglia di rispolverare la storia delle cielline ;-)

Non sono un’esperta di letteratura, né sono in grado di spiegare precisamente le motivazioni, per alcuni di questi libri. La scelta è stata difficile, perché mi sarebbe piaciuto inserire in lista anche altri titoli.

Questi sono gli incipit dei “miei” 5 libri.

“Il piccolo principe” – Antoine de Saint-Exupéry
Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato “Storie vissute della natura”, vidi un magnifico disegno.
Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale.
Eccovi la copia del disegno.
C’era scritto: “I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla.
Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede”.
Meditai a lungo sulle avventure della jungla.
E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno.
Il mio disegno numero uno. Era così:

Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava.
Ma mi risposero: “ Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” .
Il mio disegno non era il disegno di un cappello.
Era il disegno di un boa che digeriva un elefante.
Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa.
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.
Il mio disegno numero due si presentava così:

Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica.
Fu così che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore.
Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disarmato.
I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.
Allora scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aeroplani.
Ho volato un po’ sopra tutto il mondo: e veramente la geografia mi e’ stata molto utile.
A colpo d’occhio posso distinguere la Cina dall’Arizona, e se uno si perde nella notte, questa sapienza e’ di grande aiuto.
Ho conosciuto molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi.
Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino.
Ma l’opinione che avevo di loro non e’ molto migliorata.
Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato.
Cercavo di capire così se era veramente una persona comprensiva.
Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: “È un cappello”.
E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle.
Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte.
E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.


“1984” – George Orwell

Era una fresca limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro dell'ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui.
L'ingresso rimandava odore di cavoli bolliti e di vecchi tappeti sfilacciati. Nel fondo, un cartellone a colori, troppo grande per essere affisso all'interno, era stato inchiodato al muro. Rappresentava una faccia enorme, più larga d'un metro: la faccia d'un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri e lineamenti rudi ma non sgradevoli.


“La casa degli spiriti” – Isabel Allende

Barrabás arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l'abitudine di scrivere le cose importanti e più tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant'anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato, e per sopravvivere al mio stesso terrore. Il giorno in cui arrivò Barrabás era Giovedí Santo. Stava in una gabbia lercia, coperto dei suoi stessi escrementi e della sua stessa orina, con uno sguardo smarrito di prigioniero miserabile e indifeso, ma già si intuiva - dal portamento regale della sua testa e dalla dimensione del suo scheletro - il gigante leggendario che sarebbe diventato. Era quello un giorno noioso e autunnale, che in nulla faceva presagire gli eventi che la bimba scrisse perché fossero ricordati e che accaddero durante la messa delle dodici, nella parrocchia di San Sebastián, alla quale assistette con tutta la famiglia.


“Se una notte d'inverno un viaggiatore” – Italo Calvino

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: "No, non voglio vedere la televisione!" Alza la voce, se no non ti sentono: "Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!" Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: "Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!" O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.


“Il tè nel deserto” - Paul Bowles

Si svegliò, aprì gli occhi. La stanza gli diceva poco o niente, profondamente immerso com'era nel non-essere da cui era appena affiorato. Se l'energia di accertare la propria collocazione nel tempo e nello spazio gli mancava, gliene mancava anche il desiderio. Sapeva soltanto di esistere, d'avere attraversato vaste regioni per ritornare dal nulla; c'era, al centro della sua coscienza, la certezza di una tristezza infinita e al tempo stesso rassicurante, poiché era la sola ad essergli familiare. Non aveva bisogno di ulteriore consolazione. Del tutto rilassato e a suo agio, giacque per un poco assolutamente immobile, poi scivolò in uno di quei sopori momentanei che spesso seguono a un sonno lungo e profondo.



Brevissime motivazioni riguardo le mie scelte.
“Il piccolo principe” è il mio libro preferito in assoluto. È meraviglioso. Se avessi potuto scegliere un’altra parte del libro da postare, e non l’incipit, avrei scelto questa, a cui dedicai un post, tempo fa.

“1984” è un libro che mi impressionò moltissimo, quando lo lessi. Lo trovo anche terribilmente attuale… ho un po’ di paranoie da “Grande Fratello”, io…

"La cosa che si disponeva a fare consisteva nell'incominciare un diario. Ciò non era illegale (nulla era illegale, poichè non c'erano più leggi); ma se comunque fosse stato scoperto, non c'era dubbio che sarebbe stato condannato a morte, o a 25 anni almeno di lavori forzati. (...) Intinse la penna nel calamaio e quindi esitò un istante. Ebbe un tremito fin nelle budella. Segnare la carta sarebbe stato l'atto decisivo. Con certe piccole goffe cifre, scrisse: 4 aprile 1984."

“La casa degli spiriti”… ero sul punto di citare “Cent’anni di solitudine” di Garcìa Marquez, ma alla fine ho optato per questo libro… perché quello di Marquez lo aveva già citato Diego! ;-)
Scherzi a parte, si tratta di sue libri che mi hanno trasportata in un mondo magico e meraviglioso, due libri che ho un gran desiderio di rileggere, infatti!

Ma quanto vive l’uomo?
Vive mille anni o uno solo?
Vive una settimana o più secoli?
Per quanto tempo muore l’uomo?
Che vuol dire per sempre?
(Pablo Neruda)

(citazione trovata nelle prime pagine de “La casa degli spiriti”)

“Se una notte d’inverno un viaggiatore”: Calvino scrive in una maniera meravigliosa, e questo libro "E' un romanzo sul piacere di leggere”, come disse Calvino stesso. Lo avevo già citato qui.

“Il tè nel deserto” l’ho scelto perché è stato uno di quei libri che ho “sentito nella pancia”. Passionale e struggente. Ti fa venire il mal d’Africa, anche se l’Africa non l’hai mai vista, e ti ricordi che si trova dall’altra parte del mare solo quando ti cade addosso quella pioggia rossa…
Non so descrivere le mie sensazioni, mi spiace! :-)

Stavolta non passo la catena a nessuno. Chi la volesse proseguire, lo può fare liberamente! :-)


Questi sono i 5 libri di Diego D’Andrea e del neo_scapigliato



(pubblicazione contemporanea rispetto all'altro blog!!)

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